2° MEETING INTERNAZIONALE DI FABBRI
Dal minerale al ferro
Taibo di Mercato Saraceno (Fc)
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Roberto
Giordani, un'artista del ferro di conclamata fama, ha organizzato un simposio presso il suo quartiere generale, un antico
casolare oggi ristrutturato tra le colline romagnole, a cui ha invitato un
ristretto numero di amici, per tentare di ottenere del metallo partendo
dal minerale, così come facevano i nostri antenati agli albori dell'età del
ferro. L'esperimento si basa su approssimate conoscenze teoriche, che bisogna
validare con l'esecuzione pratica dell'intero processo. Si è partiti dal minerale
(Ematite), gentilmente donato dal "Parco Minerario dell'Isola d'Elba"
in Toscana. Per prima cosa è stato costruito il forno a forma di ciminiera, con
dell'argilla impastata con sabbia, a cui è stato lasciato un foro a circa 300 mm. dalla base in cui,
in seguito, è stato inserito un bocchettone collegato ad una turbina, per
favorire la combustione. I nostri avi
usavano un mantice, con uguale risultato. Il minerale si è dovuto prima cuocere e poi frantumare in
scaglie di piccole dimensioni (circa 10 mm.). Anche il carbone è stato frantumato in parti
di media dimensione (circa 30
mm.). Il peso del minerale deve essere uguale a quello
del carbone utilizzato. Acceso il
bassofuoco con della legna, si è iniziato a versare dall'alto 1 kg. di carbone ed 1 kg. di minerale, ripetendo
l'operazione fino a che non si è raggiunta la sommità della bocca del
bassofuoco. Si è colmata la bocca, versando solo 7 + 7 kg. di minerale e carbone.
Ulteriori dosi di minerale e carbone, sempre in eguale quantità, sono state
aggiunte quando calava il livello di riempimento. All'interno del bassofuoco, la combustione del carbone crea un'elevata
temperatura di circa 1300°, che fa fondere molti elementi diversi dal ferro contenuti
nell'Ematite, facendoli precipitare verso il basso allo stato liquido, mentre
il ferro, che per fondere ha bisogno di temperature più elevate, rimane in uno
stato "solido/pastoso", che gli consente di aggregarsi, formando un
unico blocco detto "Blumo". Dopo circa tre ore di combustione
forzata, si è deciso di aprire la bocca inferiore del bassofuoco ed un rivolo
di scoria liquefatta ha iniziato a riversarsi verso l'esterno, con grande
ammirazione di tutti i presenti. La scoria ha continuato ad uscire per tutta la
durata del processo, lasciando all’interno il Blumo epurato dalla maggior parte
delle scorie, ma ancora lontano dall'essere considerato metallo puro. Infatti esso
si presenta come un ammasso spugnoso, ancora intriso di elementi, non ancora
ferro. Per compattarlo ed epurarlo dai corpi estranei, quindi, bisogna
riportare il Blumo a circa 1300°, temperatura di "bollitura"
del ferro, consentendogli di saldarsi stabilmente, formando un unico blocco.
Contemporaneamente, martellandolo, si eliminano gran parte dei corpi estranei.
Per arroventare il nostro Blumo, si è portato alla giusta temperatura, utilizzando
una forgia a carbone. Subito si è notato un sensibile calo del volume del Blumo
ed, aprendo la forgia dal basso, è iniziato a colare del liquido incandescente,
che si è solidificato all'istante: si tratta ancora di scorie. Dopo vari
tentativi non riusciti di compattare il Blumo, Lucio Pari, direttore
dell'esperimento, ha deciso di racchiudere un pezzo di Blumo all'interno di una
camicia di argilla, portandolo alla temperatura di bollitura, per evitare così
il contatto con l'ossigeno presente nell'aria, responsabile dell'ossidazione
del metallo con conseguente non compattazione. Purtroppo, l'esito di
quest'ultimo tentativo non mi è noto, perchè il ciclo di lavorazione è stato
sospeso per sopraggiunti imprevisti. Spero di potervene dare notizia al più
presto. Comunque, usando una calamita, si è evinto che il Blumo frantumato é
ricco di ferro; il problema ancora da risolvere è di riuscire a compattarlo per ottenere un
lingotto da poter essere utilizzato.
Antonello Rizzo